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Il tema della percezione del rischio è affascinante e complesso. Gli esseri umani hanno una relazione complicata con l’incertezza e la possibilità di conseguenze negative. In molti contesti, tendiamo a sottovalutare i rischi, mentre in altri siamo eccessivamente prudenti. Questa ambiguità è dovuta al fatto che la percezione del rischio dipende da molteplici fattori, sia razionali che emotivi. Analizzare come gli individui valutano i pericoli nelle diverse situazioni può offrire interessanti spunti di riflessione.
L’avversione al rischio nelle decisioni finanziarie
Quando si tratta di investimenti e finanza, la maggior parte delle persone è avversa al rischio. Preferiamo opzioni sicure, anche se meno redditizie, per evitare la possibilità di perdite. Questo comportamento può essere spiegato con la teoria del prospetto, secondo cui le perdite hanno un impatto psicologico maggiore dei guadagni. Un classico esempio è l’avversione al rischio: di fronte ad un’opzione rischiosa che però ha una probabilità positiva, si preferisce una via più sicura ma meno profittevole, questo non avviene all’incontrario. In un esperimento, a dei soggetti veniva data la scelta tra ricevere 100 euro subito o giocare a testa o croce con premio di 200 euro in caso di vittoria. La maggioranza sceglieva di ricevere i 100 euro subito. Questo però non succedeva all’incontrario: di fronte alla possibilità di perdere 100 con sicurezza oppure lanciare una moneta e a seconda dell’esito perdere 200 o non perdere nulla, la maggioranza sceglieva di tirare la monetina, benché il valore atteso delle due operazioni fosse identico (provate a fare quest’esperimento chiedendo a qualche vostro conoscente!).
Questa irrazionalità è spiegata con la teoria della “loss adversion”: le perdite hanno un peso psicologico maggiore dei guadagni.
La ricerca del brivido nel tempo libero
Al contrario, nel tempo libero molti sono attratti da attività rischiose e dalla ricerca di emozioni forti. Sport estremi come il bungee jumping danno una scarica di adrenalina che per alcuni è irresistibile. In questi casi, la possibilità di conseguenze negative viene messa in secondo piano rispetto al brivido del momento. Il rischio fisico viene visto come una fonte di piacere, una voglia di spingersi al limite. Anche se razionalmente sappiamo che certe attività sono pericolose, l’attrazione istintiva del brivido è troppo forte per resistere.
L’illusione di controllo nei giochi d’azzardo
Un ambito in cui osservare la relazione tra esseri umani e rischio è quello dei giochi d’azzardo. Molti scommettitori sono vittime dell’illusione di controllo: pensano di poter influenzare l’esito casuale di giochi come slot machine o la roulette o anche il blackjack. In realtà, le probabilità matematiche rendono i giochi d’azzardo non vantaggiosi nel lungo termine. Ma questo non basta a fermare chi è convinto di avere un “sistema” infallibile. Scommettere attiva gli stessi meccanismi cerebrali di una vincita imprevedibile. Inoltre, ricordare le proprie vittorie ed ignorare le sconfitte alimenta l’illusione di “invincibilità”.
L’uso di euristiche nei giudizi quotidiani
Anche nei normali giudizi e decisioni di tutti i giorni usiamo spesso delle “scorciatoie mentali” (euristiche) che distorcono la percezione dei rischi. Ad esempio, diamo più peso a storie e aneddoti vividi che a freddi dati statistici. O enfatizziamo i rischi di eventi rari e memorabili, trascurando pericoli più comuni ma meno impressionanti. Questi meccanismi veloci ed automatici guidano molte delle nostre valutazioni, anche se portano a stime non obiettive dei rischi reali. Riconoscere l’uso di queste scorciatoie è il primo passo per ridurne gli effetti distorsivi.
La tendenza a conformarsi nelle situazioni sociali
In ambito sociale, gli individui mostrano spesso la tendenza a conformarsi alle opinioni e ai comportamenti prevalenti nel gruppo. Anche quando una scelta appare oggettivamente rischiosa, la pressione a uniformarsi impedisce di esprimere dissenso. Il bisogno di appartenenza può dunque portare a sottovalutare i pericoli. In psicologia sociale questo è noto come “pensiero di gruppo”: il desiderio di essere accettati dalla maggioranza porta ad adeguarsi acriticamente alle sue posizioni.
L’effetto alone e il bias di conferma
Altri bias cognitivi che influenzano la percezione del rischio sono l’effetto alone e il bias di conferma. Il primo porta a generalizzare da una caratteristica all’intera personalità: ad esempio considerare avventate tutte le scelte di una persona definita “temeraria”. Il secondo fa sì che si dia più peso a informazioni che confermano le proprie idee. Queste distorsioni fanno apparire i rischi minori o maggiori di quanto non siano in realtà. Siamo portati a confermare ciò in cui già crediamo e ignoriamo prove discordanti.
La trappola della disponibilità
La cosiddetta “trappola della disponibilità” fa sopravvalutare la probabilità di eventi di cui si ha una vivida memoria e si sottovalutano invece rischi meno noti. Ad esempio, la paura degli incidenti aerei è sproporzionata rispetto alla loro effettiva frequenza. Eventi scioccanti che colpiscono l’immaginario rimangono impressi alterando la nostra percezione delle probabilità. Per contro, rischi meno evidenti ma più concreti vengono ignorati.
L’ottimismo irrealistico
Molte persone mostrano un cosiddetto “ottimismo irrealistico”: pensano che eventi positivi siano più probabili e quelli negativi meno probabili di quanto siano in realtà. Questa distorsione porta a sottovalutare i rischi nelle proprie azioni. Vediamo il nostro futuro sotto una luce più rosea di quanto dovremmo, e questo crederci “immuni” da conseguenze avverse può indurre a comportamenti azzardati.
Il negazionismo come meccanismo di difesa
Di fronte a rischi particolarmente minacciosi per il proprio stile di vita, alcuni ricorrono al negazionismo come meccanismo di difesa. Per esempio, rifiutare le prove del riscaldamento globale pur di non mettere in discussione le proprie abitudini. Accettare la realtà del pericolo richiederebbe cambiamenti che si preferisce ignorare. Per questo motivo, pur di preservare la propria visione del mondo, si nega l’evidenza.
Differenze culturali nella percezione dei pericoli
Studi interculturali hanno dimostrato che la percezione dei rischi varia anche in base a fattori culturali. Ad esempio, nelle società occidentali si tende a enfatizzare maggiormente i pericoli legati a fattori ambientali e tecnologici. Al contrario, in altre culture i rischi sociali e sanitari sono avvertiti come prioritari. Queste diverse prospettive influenzano l’attenzione e le risorse dedicate alla prevenzione dei vari pericoli.
La teoria del rischio accettabile
Secondo alcuni studiosi, gli esseri umani accettano tacitamente un certo grado di rischio nella vita quotidiana, definito “rischio accettabile”. Solo quando tale soglia ideale viene superata, scatta un campanello d’allarme che porta ad azioni di mitigazione del rischio stesso. Questa teoria spiegherebbe perché non ci preoccupiamo di minacce remote, ma reagiamo energicamente se un pericolo supera la nostra personale soglia di tolleranza.
L’influenza dei media e delle campagne di sensibilizzazione
I media e le campagne di sensibilizzazione giocano un ruolo chiave nel plasmare la percezione sociale di certi rischi, enfatizzandone alcuni e trascurandone altri. Possono provocare ondate irrazionali di panico morale o al contrario tranquillizzare eccessivamente l’opinione pubblica. È importante mantenere un approccio critico e basarsi il più possibile su dati scientifici per valutare i rischi, senza farsi influenzare troppo dal clamore mediatico.
Conclusione: un tema complesso e affascinante
In sintesi, il rapporto tra esseri umani e rischio è molto complesso. La percezione del rischio può portarci a decisioni irrazionali e distorsioni cognitive. Comprendere i meccanismi dietro questi comportamenti è fondamentale per prendere scelte consapevoli in ogni ambito, dalla finanza agli investimenti, dal lavoro al tempo libero.
Scritto da: Eleonora
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