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Negli ultimi mesi la domanda di dischi in vinile, già in crescita da tempo, è enormemente aumentata raggiungendo un pubblico molto più vasto della nicchia di mercato che da sempre è interessata ai vinili. Durante il lockdown milioni di persone sono rimaste chiuse in casa e hanno riscoperto il gusto di ascoltare dolci note musicali fuoriuscire da un disco in vinile. La maggiore richiesta è stata soddisfatta dai grandi rivenditori come il colosso di Amazon, ed anche le più grandi case discografiche hanno notato il trend.
L’amore per i dischi in vinile è sempre resistito nel tempo, ma se negli anni scorsi animava solo una nicchia di persone che considerava il vinile un oggetto da collezione, recentemente è stato riscoperto da milioni di persone. Le grandi major hanno notato il rinnovato interesse per questi dischi e hanno cercato di estenderne la popolarità: negli ultimi mesi, infatti, sono state pubblicate edizioni speciali in vinile degli album di artisti contemporanei come Harry Styles, Billie Eilish ed anche dei Måneskin. Tutto questo ha avuto effetti sul mercato con grandi conseguenze per tutta la filiera, compresi stampatori, etichette indipendenti e negozi; Filippo De Fassi, titolare della Phonopress (la più nota azienda italiana stampatrice di vinili) ha dovuto inserire un annuncio sul sito Internet dell’azienda per avvisare dell’allungamento dei tempi di consegna: “Dodici settimane circa: questi sono i tempi di attesa che possiamo offrire al momento, in base agli ultimi lavori consegnati”. Nonostante il rinnovato interesse da parte del pubblico e di artisti popolari nei confronti del vinile, però, non è scaturito uno sviluppo dell’industria dei vinili che di fatto è ancora artigianale; e così per stampare migliaia di dischi servono tempo, esperienza e macchine adatte difficili da trovare: le poche rimaste sul mercato sono state tutte prenotate e le aziende stampatrici si sono dovute arrangiare recuperando reperti degli anni Ottanta.
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L’esito poteva essere solo uno: l’offerta non è riuscita a seguire la crescita della domanda e i prezzi si sono alzati. De Fassi ha raccontato a Il Post che questo squilibrio nel settore industriale è “una delle tante cause che contribuiranno a far crescere una bolla non sostenibile a lungo”; se il mercato delle macchine industriali non darà una risposta rapida non si potrà rispondere alle richieste delle grandi case discografiche con il conseguente rischio che l’interesse per il vinile venga superato da quello per altri vecchi formati. D’altronde gli effetti di questa bolla sono già evidenti negli Stati Uniti, dove diversi artisti che si autoproducono hanno smesso di stampare vinili, a causa dell’allungamento dei tempi di produzione, e hanno deciso di puntare su formati alternativi come le musicassette. Inoltre, l’aumento dei prezzi dei dischi in vinile ha effetti negativi sui negozi di dischi, che finora erano riusciti a sopravvivere grazie a una nicchia ora a rischio: l’aumento dei prezzi, infatti, comporta un margine di guadagno basso e il rischio che i vinili restino negli scaffali per anni. “Alla lunga questo mercato sarà sostenibile solo se le major decideranno di lasciare i prezzi bassi”, ha detto a Il Post Ferruccio Melchiori (titolare insieme alla moglie del negozio Dischivolanti sui Navigli a Milano), “Incassano quasi tutti i loro proventi da pubblicità e streaming: non vedo perché dovrebbero insistere nell’alzare i prezzi dei vinili. La mia priorità, e credo dovrebbe essere anche quella del mercato, è continuare a curare il bacino dei fruitori, di ragazzi e ragazze appassionati di musica a cui consigliare un buon disco”.
Scritto da: staff
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