Radio Prêt-à-porter
La band IrreAle, nata nel 2019 a Milano da un’idea dalla cantautrice Irene Burratti e dal chitarrista Alessandro Usai, vede la partecipazione di Andrea Fecchio (chitarra acustica), Alex Orciari (contrabbasso), Giacomo Zorzi (pianoforte e tastiere), Martino Malacrida (batteria), Jordan Corda (vibrafono), Alex Pacho Rossi (percussioni) e Michele Monestriroli (sassofono). La band il 12 novembre ha debuttato sul mercato discografico con l’album Sono Lì.
Foto: ufficio stampa
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Da dove è nata l’idea di creare una band e come vi siete conosciuti/vi conoscevate?
Io e il chitarrista (che è colui che scrive le armonie, mentre io scrivo le melodie e i testi) suoniamo insieme da 8 anni nell’ambito jazz, lui è un jazzista e poi lo sono diventata anche io, ci siamo messi a suonare assieme e abbiamo ampliato la band e poi man mano abbiamo incominciato a scrivere, abbiamo unito i pezzi e sono incominciati ad arrivare i primi due, i primi tre, poi è arrivato il lockdown e di conseguenza anche gli altri pezzi nati durante l’isolamento generale e da lì abbiamo cominciato a chiamare tutti gli altri che erano persone con cui collaboravamo già nel jazz, altri conosciuti in Conservatorio, chi invece arriva da altre parti come la Sardegna, Roma… Li abbiamo messi insieme e ad oggi siamo 7-8.
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Come è nata l’idea del disco e da cosa siete stati influenzati/ispirati nella realizzazione?
Episodi sicuramente, se il disco lo si ascolta con attenzione si capisce che ci sono esperienza anche proprio mie personali e importanti, alcune cose si capiscono mentre altre no… Di base però vengono tutti da fatti essenziali più o meno faticosi che io ho vissuto. Per quanto riguarda gli artisti, non so se si sente qualcosa, ma io ho l’ispirazione di Pino Daniele, (mi è stato detto che c’è qualcosa che lo ricorda), poi in generale io amavo Dalla, Battisti, Tenco, sono una che va proprio indietro!
Che effetto vi fa ritornare tornare a suonare di fronte alla gente in carne e ossa?
La musica amplifica tutte queste cose, che non è solo a due ma senti quell’energia con il pubblico. Recentemente abbiamo partecipato a un concerto jazz e ho notato proprio la differenza nel cantare con le cuffie, perché le persone sembravano non vedere l’ora di ascoltare la musica. Quindi immagina un disco che è tuo, è come leggere ad alta voce un libro che hai scritto tu. È un’emozione che non si può spiegare!
Scritto da: staff
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